lunedì 13 dicembre 2010

Ebitare un testo

Cos’è un libro?
prima risposta (da wikipedia):
Un libro è un insieme di fogli stampati o manoscritti delle stesse dimensioni cuciti insieme in un certo ordine e racchiusi da una copertina.
Quindi il libro è il supporto per qualcosa che noi andiamo a leggere, un veicolo per delle informazioni.
Ma allora quando noi acquistiamo un libro acquistiamo solo dei fogli stampati e ciò rende ogni libro uguale ad un altro… A me verrebbe da dire che quando compro un libro io ricerco ciò che è stampato, al di là del supporto…
Allora cosa vado a cercare? un testo.

Il testo, dal latino textus (con significato originario di tessuto o trama), è un insieme di parole, correlate tra loro per costituire un’unità logico-concettuale. Con il termine “testo” si può anche indicare un insieme di segni quali:gesti, espressioni facciali, modo di esprimersi;in un certo senso è possibile definire il testo come un qualsiasi strumento di comunicazione.Tra i vari tipi di testo, quello più importante è sicuramente quello narrativo, in quanto l’unico a essere riconosciuto come tale.
Un testo si differenzia da un insieme di parole giustapposte casualmente in base alla presenza, in esso, di una finalità comunicativa, riconoscibile da un lettore di media cultura.
Diciamo dunque che noi siamo interessati al testo, che è veicolato attravreso il supporto libro.
Quando iniziamo a studiare un testo per l’insieme di segni che porta, sia in qualità di segni presi singolarmente, sia in qualità delle parole che quei segni formano, troviamo che un approccio al testo attraverso la lettura non necessariamente è il più corretto o completo: la lettura è essenzialmente soggettiva, non condivisibile, legata al nostro background per quanto riguarda le associazioni che ci comporta e per quanto riguarda la sua comprensione.
Da quando mi sono dato all’informatica umanistica ho notato che un approccio di studio condivisibile con altri è quello reso esplicito attraverso la marcatura del testo in xml: questo perché prima di tutto rendo note le associazioni che ho fatto e le decisioni che ho preso e poi perché il mio lavoro è replicabile e è possibile aggiornarlo anche senza rifare tutto il libro da zero.
Mi spiego: il lavoro che viene pubblicato è la base sulla quale far convergere le decisioni di una comunità scientifica, una base oggettivata (non dico oggettiva poiché inizialmente parte da una persona sola o da una sola fonte).
Un esempio: ho notato che Leonardo usa delle doppie sbarre (o triple) per suddividere le frasi in alcuni casi. Poniamo dunque che nella mia edizione diplomatica digitale le segnalo; chi legge e nota errori o nota altre sbarre non deve far altro che segnalarne la presenza, apponendo la propria dichiarazione di responsabilità nel modificare. Anche la correzione di un mio errore non comporterebbe l’eliminazione del mio lavoro, ma una correzione sul mio lavoro.

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