lunedì 13 dicembre 2010

Notizie da Montottone e dintorni

11/11/1808
Carissima Sorella
Dopo che i parenti della Sposa Antici hanno rassegnata la visita di congedo in gala il giorno 1° del corrente (mese), e che nell’istessa formalità si dovette rendere il buon viaggio il dì poi, domando in qual giorno potevo spedir costì senza esporre i noti abbigliamenti ad un sicuro pericolo.
La pioggia cominciò il di 3, e non ha finito che nella scorsa notte. Se a voi premeva di restituir tutto senza danno, più gravitava sopra di me quest’impegno, perché ne ero mallevadore. Questo riflesso non mi fece affidar jeri il cesto al vostro Inviato, si perché non piaceva dar in mano questa roba di qualche valore a Persona, che non conoscevo, si perché il giro di Grottazzolina, il rifiuto espresso del Contadino di venir costì nell’istesso giorno e la pioggia cadente erano tutti oggetti inconciliabili coll’importanza della spedizione. Dall’espresso riceverete il tutto, tanto quello che è vostro, quanto quello che è di Annuccia, alla quale unirete i miei distinti ringraziamenti colla restituzione delle sue galanterie.
Vi avverto poi, che la roba non poteva tenersi in maggior custodia. Nessuno dei due cappelletti si è adoperato, perché non piaceva guarnirsi dico che, che notoriamente apparivano d’altrui: i soli fi?i sono stati usati in due solissime visite, e sempre per poc’ora, e col massimo riguardo. Sicché guarite la vostra testa troppo calda di spauracchi. Notarete che uso l’avvertenza di cuoprire il cesto
con una incerata, affine di prevenire il pericolo lontano della pioggia: quanto portai meco il cesto per tenerlo coperto col mio farrajolo(Mantello) non curai di esporre alla pioggia me stesso. Tanto mi premeva di rendere contenta chi aveva favorito.
Ho cercata la vendita della cuffia intrecciata: non piace a veruna donna; una sola la prenderebbe, perché non cura il gusto, ma non vuole metterci più di quattro paoli. Io gli ho dimostrato che sentivo vergogna inoltrare un’offerta così ridicola. Voi dunque fate come credete su quest’oggetto.
Il Sig. Breccia dice che non vuol disfarsi in vendita delle sue perle.
Dalla di Lui Serva ho avuto la mostrina della nota roba da se tinta, che v’accludo. A stento ha detto che in tal tinta si è servita di corteccia di cipolle in molta quantità, e di terra oriana in poca dose. Di preciso mi ha assicurato che non poteva dire di più, perché si è regolata a discrezione.
Salutatemi virgilio, ed Eusebio, a cui non posso scrivere prima del 16 corrente sul nostro interesse. Date i miei assaggi ai comuni amici specialmente al caro Franceschi e al Sig. Co. Spinucci. Susanna saluta Voi e i vostri, ed io mi confermo invariabilmente.
Montottone lì 11 Novembre 1808.
Affezionatissimo Fratello
Pio

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