lunedì 13 dicembre 2010

Un lapidario addio

Montottone li 12? Agosto
Non volevo altro per riconoscere bene anche Voi.
Dopo che nello scorso Maggio mi negaste di trattenervi meco, la negativa data di venire qua ora costituisce la seconda pessima figura che ricevo da Voi. Mi lusingavo che differiste dal funesto naturale dell’altra sorella, ma il destino vuole che siate tutte simili e del tutto indegne delle considerazioni e dell’amore d’un fratello. Ebbene proscrivo anche voi dal cuor mio, e da questo punto imaginate di non avermi mai conosciuto.

Voi bramate, come io comprendo benissimo, di essere diretta dai falsi consigli del cervello torbito e orgoglioso di Vittoria: ne sentirete dunque la pena insieme con quell’ingrata, ed indegna. Che potevo chiedervi di meno, che di darmi un sollievo colla vostra presenza? Il cor vostro non è fatto per conpassionarmi.
Godete di vedermi spasimare fra le spine dei disgusti. Invero lontano dai domestci il mio conforto, anzi il più salutare sollievo sarà per me quello di dimenticarli tutti, e Voi più che gli altri, Cessate dunque di chiamarmi col nome mentito di fratello perché io dalla prove conosco chi merita di conoscermi tale. Questo è il mio inalterabile sentimento: se volete che io mi muti, mutatevi ancor Voi, e questo può succedere solamente venendo qua subito, come vi avevo fatto dire da vostro Marito.
Vi attendo fra giorni, passati i quali senza vedervi sarà deciso il decreto della vostra dimenticanza, e fuorditempo ve ne pentirete senza profitto, Pensateci bene.
Altro non vi dico. Addio.
Pio

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